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Idee e Idealismo

Mi è stato detto che sono una idealista e che questo porta in me ad avere e a fare, delle considerazioni “diverse” da ciò che è la realtà, allontanandomi dalla realtà stessa. Ho riflettuto su questo e dopo aver fatto degli approfondimenti, che ora condivido con voi, ho meglio compreso il senso di ciò che mi è stato detto e che posso anche comprendere l’importanza di Essere una Idealista.

Vi propongo queste valutazioni che possono essere fatte con le seguenti letture e che sono, a mio avviso, di sprono per tutti per credere sempre in ciò che noi possiamo portare in nuove idee come contributo di un diverso che può assumere una nuova realtà più reale di quella che si riteneva tale.

Da google search:

Una persona idealista è qualcuno che si attiene a un modello ideale o ha fede nella forza delle idee e nel valore di principi nobili, cercando di realizzarli nella pratica, spesso a scapito della realtà concreta o vista attraverso il proprio sistema di valori piuttosto che per come è effettivamente. In filosofia, è un seguace della dottrina dell’idealismo, che considera la realtà come un riflesso di un’attività interiore o dello spirito.”

Da Wikipedia:

L’idealismo, in filosofia, è una visione del mondo che riconduce totalmente l’essere al pensiero, negando l’esistenza autonoma della realtà, ritenuta il riflesso di un’attività interna al soggetto.

Nell’idealismo è generalmente implicita una concezione etica fortemente rigorosa, come nel pensiero di Fichte, che è incentrato sul dovere morale dell’uomo di conformare il mondo al principio ideale da cui esso ha origine.

In un senso più ampio, il termine è stato utilizzato in riferimento anche a diversi altri sistemi filosofici (come il platonismo), che privilegiano la dimensione ideale rispetto a quella materiale, affermando così che l’unico vero carattere della realtà sia di ordine spirituale.

Esistono varie accezioni del termine idealismo. Una di esse è quella formulata da Arthur Schopenhauer che, di fatto, equipara la vita a un sogno, anche se questa affermazione non va intesa in modo riduttivo, come se l’idealismo affermasse che la realtà da noi percepita o pensata sia soltanto un’allucinazione, priva di ogni oggettività.

Ciononostante, è comunque evidente che l’idealismo si pone in antitesi radicale rispetto al senso comune, per il quale normalmente non si penserebbe di vivere in un mondo di finzioni, in cui si attribuirebbe realtà alle ombre, come nel mito platonico della caverna (che invito tutti a leggere e che ripropongo a fine articolo n.d.r.). Paradossalmente, quindi, proprio il senso comune sarebbe il vero “dormiente”, per la sua illusione circa l’esistenza di un mondo reale al di fuori di noi.

La teoria di Platone è stata a volte definita idealismo, ma in un’accezione diversa dagli esiti a cui è giunto l’idealismo moderno, che è incentrato principalmente sul soggetto. Le idee di Platone infatti non sono contenute solo nella mente, ma sono forme superiori che non solo rendono conoscibile il mondo, ma gli consentono anche di esistere. Soltanto nelle idee però risiede la vera realtà, a differenza degli oggetti che l’uomo conosce nella vita di tutti i giorni, i quali non sono che pure ombre di quelle forme supreme. Risale quindi a Platone la concezione che fa del mondo fenomenico un’entità illusoria.

Tratto da: il mondo come volontà e rappresentazione di Arthur Schopenhauer

Per il punto di vista empirico delle altre scienze è convenientissimo assumere il mondo oggettivo come semplicemente esistente: non così per quello della filosofia, che come tale deve risalire ai principi e alle origini. Solo la coscienza è data immediatamente, perciò il fondamento della filosofia è limitato ai fatti della coscienza: ossia essa è essenzialmente idealistica. Il realismo, che trova credito presso l’intelletto incolto, perché si dà l’aria di essere aderente ai fatti, prende addirittura come punto di partenza un’ipotesi arbitraria ed è perciò un edificio di vento campato in aria, perché sorvola o rinnega il primissimo fatto: che, cioè, tutto ciò che noi conosciamo si trova nella coscienza.»

 

A ragion veduta, ciò che ora è sempre più chiaro in me, è propria l’importanza della valorizzazione delle proprie idee e di ciò che significa in una accezione più ampia del loro significato espressivo. Pertanto, in connessione con la mia Anima, ciò che ora aggiungo è questo:

Tante le idee che sono sorte in merito a ciò che noi vorremmo.

Le idee sono le nostre possibilità di esprimere ciò che emerge nella profondità di Chi noi Siamo e che non conosciamo ancora e che possiamo scoprire attraverso la manifestazione di forme dell’intelletto che possiamo definire idee.

La soluzione a ciò che appare è semplicemente una forma di espressione che tutti noi possiamo avere ma che in pochi possono esprimere nella purezza di ciò che è.

La sintesi di ogni nostra esternazione, in relazione al contesto attuale, è in forma di idea che riporta un sentire interiore spesso sminuito e che ha la sua fattezza in un contesto ben specifico che riporta sempre delle possibilità espressive che sono i moti dell’Anima.

L’idealista è sempre pronto a portare a tutti la sua Visione interiore della sua Anima ed è per questo che non viene compreso perché la Visione è prettamente rivolta alla sua esternazione di forme reali, in concomitanza di ciò che egli esprime in sé stesso, per ciò che egli conosce come espressione dello Spirito e non per ciò che appare in relazione alla realtà apparente che è in un ambito differente.

La Volontà di ideare è una volontà di realizzare nuove forme di idee che sono anche le forme dell’Essere in sintonia con Chi si È. Queste forme sono appartenute ai grandi pensatori che hanno poi portato, in alcuni contesti, anche grandi iniziative in base al loro ruolo da attuare e a ciò che dovevano esprimere.

Il tuo modello espressivo è pertanto valutato idealista nel momento in cui tu porti una Visione ideale in funzione di Chi tu Sei e che non viene recepito, in base alle resistenze dell’essere in questione che non ritiene di conoscere le stesse attitudini esplicative per la propria conoscenza.

La possibilità di esprimere le idee è la capacità di portare nuove creazioni al Mondo che si apre e che collabora alla Creazione in termini di nuove iniziative e di aperture a nuovi contenuti che debbono essere inseriti in contesti già obsoleti e esausti.

La capacità di ideare è la risorsa umana che può apportare il cambiamento e che deve necessariamente continuare a esistere in funzione di ciò che esprime e rappresenta.

La fattibilità delle idee è in virtù del potere che gli si attribuisce ma è anche in virtù di Chi le esprime in funzione della propria energia Spirituale.

Valorizzare le proprie idee permette di esprimere dei contenuti esistenziali che ci consentono di attuare aspetti dell’Anima che sono stati inesplorati in questa forma e che ora è possibile ritrovare nella propria autenticità di espressione di Anima.

Teresa Columbano

 

Il Mito della Caverna di Platone tratto da Wikipedia:

“Si immaginino dei prigionieri che siano stati incatenati, fin dalla nascita, nelle profondità di una caverna. Non solo le membra, ma anche testa e collo sono bloccati, in maniera che gli occhi dei malcapitati possano solo fissare il muro dinanzi a loro.

Si pensi, inoltre, che alle spalle dei prigionieri sia stato acceso un enorme fuoco e che, tra il fuoco e i prigionieri, corra una strada rialzata. Lungo questa strada è stato eretto un muretto lungo il quale alcuni uomini portano modellini e manichini con le forme di vari oggetti, piante, animali, e persone. Le forme proietterebbero la propria ombra sul muro e ciò attirerebbe l’attenzione dei prigionieri. Se qualcuno degli uomini che trasportano queste forme parlasse, si formerebbe nella caverna un’eco che spingerebbe i prigionieri a pensare che questa voce provenga dalle ombre che vedono passare sul muro.

Mentre un personaggio esterno avrebbe un’idea completa della situazione, i prigionieri, non conoscendo cosa accada realmente alle proprie spalle e non avendo esperienza del mondo esterno (incatenati fin dall’infanzia), sarebbero portati a interpretare le ombre “parlanti” come oggetti, piante, animali e persone reali.

Si supponga che un prigioniero venga liberato dalle catene e sia costretto a rimanere in piedi, con la faccia rivolta verso l’uscita della caverna: in primo luogo i suoi occhi sarebbero abbagliati dalla luce del fuoco ed egli proverebbe dolore. Inoltre le forme portate dagli uomini lungo il muretto gli sembrerebbero meno reali delle ombre cui è abituato; persino se gli fossero mostrati quegli oggetti e gli fosse indicata la fonte di luce, il prigioniero rimarrebbe comunque dubbioso e, soffrendo nel fissare il fuoco, preferirebbe volgersi verso le ombre.

Allo stesso modo se il malcapitato fosse costretto a uscire dalla caverna e venisse esposto alla diretta luce del sole, rimarrebbe accecato e non riuscirebbe a vedere alcunché. Il prigioniero si troverebbe sicuramente a disagio e si irriterebbe per essere stato trascinato a viva forza in quel luogo.

Volendo abituarsi alla nuova situazione il prigioniero riuscirebbe inizialmente a distinguere soltanto le ombre delle persone e le loro immagini riflesse nell’acqua; solo con il passare del tempo potrebbe sostenere la luce e guardare gli oggetti stessi. Successivamente egli potrebbe, di notte, volgere lo sguardo al cielo, ammirando i corpi celesti con maggior facilità che di giorno. Infine il prigioniero liberato sarebbe capace di vedere il sole stesso, invece che il suo riflesso nell’acqua, e capirebbe che:

«è esso a produrre le stagioni e gli anni e a governare tutte le cose del mondo visibile e a essere causa, in certo modo, di tutto quello che egli e i suoi compagni vedevano.»

Resosi conto della situazione egli vorrebbe senza dubbio tornare nella caverna e liberare i suoi compagni, essendo felice del cambiamento e provando per loro un senso di pietà: il problema, però, sarebbe proprio quello di convincere gli altri prigionieri a essere liberati. Infatti, dovendo riabituare gli occhi all’ombra, dovrebbe passare del tempo prima che il prigioniero liberato possa vedere distintamente anche nel fondo della caverna; durante questo periodo, molto probabilmente egli sarebbe oggetto di riso da parte dei prigionieri, in quanto sarebbe tornato dall’ascesa con “gli occhi rovinati”. Inoltre questa sua temporanea inabilità influirebbe negativamente sulla sua opera di convincimento e, anzi, potrebbe spingere gli altri prigionieri a ucciderlo se tentasse di liberarli e portarli verso la luce, in quanto, a loro dire, non varrebbe la pena di subire il dolore dell’accecamento e la fatica della salita per andare ad ammirare le cose da lui descritte.

Interpretazione

Platone si riferisce alla scoperta della realtà delle cose che ci circondano: per fare questo, discute sulla natura stessa della realtà. Dopo avere raccontato il mito, però, Platone aggiunge che tutto il ragionamento dietro l’allegoria deve applicarsi a tutto quello di cui si è già discusso nel dialogo: serve, cioè, a interpretare le pagine che descrivono la metafora del sole e la teoria della linea.

In particolare Platone paragona il mondo conoscibile, cioè gli oggetti che osserviamo attorno a noi eccetera

«… alla dimora della prigione, e la luce del fuoco che vi è dentro al potere del sole. Se poi tu consideri che l’ascesa e la contemplazione del mondo superiore equivalgono all’elevazione dell’anima al mondo intelligibile, non concluderai molto diversamente da me […]. Nel mondo conoscibile, punto estremo e difficile a vedere è l’idea del bene; ma quando la si è veduta, la ragione ci porta a ritenerla per chiunque la causa di tutto ciò che è retto e bello, e nel mondo visibile essa genera la luce e il sovrano della luce, nell’intelligibile largisce essa stessa, da sovrana, verità e intelletto.»

Il sole che brilla all’esterno della caverna rappresenta l’idea del bene e questo passaggio darebbe facilmente l’impressione che Platone la concepisse come una divinità creativa e indipendente. Normalmente gli uomini sono tenuti prigionieri, costretti a osservare delle semplici ombre di forme che non sono neanche dei veri oggetti; essi possono essere trovati soltanto “fuori della caverna”, cioè nel mondo intelligibile delle forme conosciute dalla ragione e non dalla percezione.

Per informazioni contattare Melissa 389 445 2191