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La dissonanza cognitiva nella relazione tra la guerra e la pace

Innanzi tutto comprendiamo bene che cosa sia la dissonanza cognitiva che può essere definita come una condizione di stress o disagio che si verifica quando un individuo tiene contemporaneamente due o più cognizioni (credenze, opinioni, conoscenze) contraddittorie, o quando le proprie credenze non corrispondono ai propri comportamenti.

L’essere umano tende a essere coerente con se stesso nel modo di pensare e di agire, uniformando a tali criteri di coerenza il proprio stile di vita, le scelte, le opinioni politiche e sociali.

Se la ricerca di coerenza o consonanza è la norma, tutte le eccezioni a questa generalità sono chiamate incoerenze che, con più o meno successo, le persone cercano di ridurre e razionalizzare.

Esempio di dissonanza cognitiva.

Possiamo prendere come esempio la favola di Esopo, la volpe e l’uva.

In questa favola la volpe cerca in tutti i modi di raggiungere l’uva, ma essendo quest’ultima troppo in alto non riesce ad arrivarci.

Pertanto per colmare questa dissonanza tra il desiderio dell’uva e il fatto che non riesca a raggiungerla, attraverso il meccanismo di difesa della razionalizzazione, trova una giustificazione:

“L’uva non è buona, è acerba”.

Questo comportamento di mentire a sé stessi, permette alla volpe di non sentire il dolore del “suo fallimento” e a desistere dal suo scopo, manipolando però la realtà e inventandosi una spiegazione che non ha fondamento.

La situazione di dissonanza cognitiva insorge quando una persona si trova di fronte a nuovi eventi o apprende nuove nozioni e informazioni che possono creare una momentanea o più prolungata dissonanza con conoscenze, opinioni preesistenti relative a un certo comportamento o situazione. La dissonanza si forma quando le relazioni incongruenti tra le cognizioni riguardano l’ambiente, la propria persona, il proprio comportamento.

Considerato che il controllo sulle informazioni di cui veniamo a conoscenza e gli avvenimenti che possono verificarsi nel nostro ambiente non è mai completo o perfetto, le dissonanze possono insorgere molto facilmente e più volte al giorno.

Se si è convinti, ad esempio, che un dato oggetto o la tal persona siano utili o positive, quando e se dovessi venire a conoscenza di cose che si trovano in contraddizione con questa convinzione, ciò mi creerebbe una dissonanza che necessita di essere ridotta o annullata.

Le persone con un basso grado di tolleranza alla dissonanza mostreranno un maggior disagio in presenza della stessa e manifesteranno sforzi maggiori per ridurla. Quelle, invece, che hanno un alto grado di tolleranza non faranno molti sforzi per ridurla.

Le emozioni e i vissuti che si provano quando si percepisce un’incoerenza interna possono essere:

  • senso di colpa
  • vergogna
  • imbarazzo
  • tensione
  • ansia
  • inadeguatezza
  • disgusto
  • rabbia.

L’intensità dei vissuti è diversa da persona a persona e varia in relazione alla grandezza e all’importanza della dissonanza. È probabile che le persone con un basso grado di tolleranza avranno una dissonanza molto inferiore rispetto alle persone con un alto grado di tolleranza.

È possibile anche che le persone con un basso grado di tolleranza siano propense ad accettare in modo acritico qualunque cosa, che abbiano opinioni molto decise, unilaterali e rigide, che siano incapaci di vedere un problema da più punti di vista e paradossalmente che abbiano grandi difficoltà a prendere decisioni e che cerchino di evitare i conflitti.

Altro esempio per meglio chiarire il concetto.

Esempio classico: “So che il fumo fa male alla salute”.

Per diminuire il disagio che si avverte quando si continua a fumare, si riduce la dissonanza, giustificando il comportamento con:

  • fumare aiuta a concentrarsi, è piacevole
  • non è provato che il fumo faccia poi così male
  • si vive una volta sola
  • se si smette di fumare, si mangia di più e poi si ingrassa

Quando la dissonanza è presente, oltre che ridurla, la persona eviterà attivamente situazioni e conoscenze che potrebbero aumentarla.

Guardiamo ora la relazione tra guerra e pace.

Guerra

La guerra è un fenomeno sociale che ha il suo tratto distintivo nella violenza armata posta in essere fra gruppi organizzati. Nel suo significato tradizionale, la guerra è un conflitto tra Stati sovrani o coalizioni per la risoluzione, di regola in ultima istanza, di una controversia internazionale più o meno direttamente motivata da veri o presunti, ma in ogni caso parziali, conflitti di interessi ideologici ed economici.

Pace

La situazione contraria allo stato di guerra, garantita dal rispetto dell’idea di interdipendenza nei rapporti internazionali, e caratterizzata, all’interno di uno stesso stato, dal normale e fruttuoso svolgimento della vita politica, economica, sociale e culturale. La pace è una condizione sociale, relazionale, politica, caratterizzata dalla presenza di condivisa armonia e contemporanea assenza di tensioni e conflitti.

Dov’è la dissonanza cognitiva nella relazione tra guerra e pace e quali comportamenti favorisce?

Se la PACE è “presenza di condivisa armonia e contemporanea assenza di tensioni e conflitti” anche a livello logico qualsiasi azione che possa favorire tensione e minare l’armonia è in antitesi con l’obiettivo che si vuole raggiungere. Per giustificare la dissonanza cognitiva ecco che si trovano le giustificazioni che riducono la tensione interiore:

  • Dobbiamo fare la guerra a quello stato per portare la pace nel mondo
  • Dobbiamo aumentare le spese militari per proteggerci dal nemico
  • Sicuramente prima o poi ci attaccheranno se non abbiamo un esercito così forte che diventi un deterrente

Queste sono esempi di frasi che si possono dire quando si vive nella dissonanza cognitiva e ciò esprime il disagio e la incapacità di saper gestire la possibilità di un conflitto in modo coerente.

Per affrontare tale disagio bisogna cambiare le proprie credenze e
fare un lavoro su di se accettando in primis di avere tale disagio.

Alla dissonanza cognitiva si associa un altro aspetto psicologico importante che è chiamato: effetto pigmalione.

L’effetto Pigmalione, noto anche come effetto Rosenthal, il cui assunto di base può essere così sintetizzato: se gli insegnanti credono che un bambino sia meno dotato, o più dotato degli altri, lo tratteranno, anche inconsciamente, in modo diverso dal resto del gruppo; il bambino interiorizzerà il giudizio e si comporterà di conseguenza; si instaura così un circolo vizioso per cui il bambino tenderà a divenire nel tempo proprio come l’insegnante lo aveva immaginato.

Fu il sociologo Merton a parlare per primo di “profezia che si auto avvera”, prendendo altresì spunto da un famoso teorema di W. I. Thomas: “Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”.

A questo proposito egli descrisse il fallimento di una banca, provocato dai clienti, i quali, convinti che la banca stesse per fallire, si precipitarono a ritirare tutti i loro risparmi causandone il fallimento.

Una situazione simile si è verificato su scala nazionale nel marzo 1979, quando i mezzi d’informazione californiani riportarono la notizia di un’imminente e drastica scarsità di benzina a causa dell’embargo sul petrolio arabo. Come conseguenza, gli automobilisti californiani diedero l’assalto ai distributori di benzina per riempire i propri serbatoi e mantenerli possibilmente sempre pieni. Tale comportamento esaurì rapidamente le riserve di carburante e ne provocò  la predetta scarsità. Il caos finì circa tre settimane dopo, quando fu ufficialmente annunciato che la quota di benzina assegnata allo Stato della California era stata ridotta soltanto di poco.

  1. Allport, psicologo sociale statunitense, applicò tale concetto alla tensione internazionale e alla guerra: ”Le nazioni che si aspettano di dover fare una guerra probabilmente la faranno e se tale aspettativa si comunica al futuro nemico questo reagisce preparandosi al conflitto, confermando così l’aspettativa della prima nazione che si prepara ancora più intensamente alla guerra e così via, in un circolo vizioso di spinte reciproche. Al contrario le nazioni che si aspettano di non essere coinvolte in un conflitto sembrano agire in modo da evitarlo”.

Come affrontare e risolvere tale dissonanza cognitiva?

Iniziamo a smettere di coltivare la paura partendo dalle personali paure interiori!

Invito alla riflessione.

Dott. Roberto Fabbroni

Bibliografia

https://www.santagostino.it/magazine-psiche/dissonanza-cognitiva/

https://www.guidapsicologi.it/articoli/dissonanza-cognitiva-come-mentire-a-se-stessi

Fabbroni R., Sanna A.La paura di ammalarsi: andare incontro a ciò che si voleva evitare in una visione Psiche-Somatica. La pratica delle Tecniche bioenergetiche secondo il Metodo Summa Aurea® per migliorare la qualità della vita!, Rivista Scienze Biofisiche (09/2023) DOI: https://doi.org/10.48274/IBI23

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