La radiazione, è un’onda elettromagnetica, e come tale è soggetta a fenomeni come la riflessione, la rifrazione, l’interferenza, ecc.. Tuttavia la luce non si comporta sempre come un’onda: l’energia da essa trasportata non è “diffusa” in modo continuo lungo l’onda, ma viaggia nello spazio come se fosse concentrata in corpuscoli, e sotto forma di corpuscoli viene emessa ed assorbita dagli atomi. Come le particelle, la radiazione esercita una pressione sui corpi che investe, e quando un’onda elettromagnetica urta contro una particella, le cede una parte della sua energia proprio come farebbe un’altra particella. La luce ha quindi una duplice natura: è contemporaneamente sia un’onda che una particella, e si manifesta ora in un modo, ora nell’altro, a seconda delle situazioni. Questi corpuscoli prendono il nome di fotoni, sono privi di massa e di carica elettrica e si muovono con velocità pari a c.
La luce viaggia nello spazio come un’onda, ma nell’interagire con la materia si comporta come una particella. Questo significa che l’energia trasportata dalla radiazione viene scambiata tra un atomo e l’altro in “pacchetti”, i fotoni.
In un atomo, gli elettroni si muovono attorno al nucleo in una regione dello spazio che prende il nome di ” orbitale”. L’elettrone possiede un’energia ben definita, che dipende dal tipo di orbitale lungo il quale si muove. Se un elettrone si sposta da un orbitale ad un altro, anche la sua energia varia. Questo meccanismo avviene attraverso l’assorbimento o l’emissione di un fotone. Per passare ad un orbitale di energia maggiore, l’elettrone deve ricevere energia e quindi assorbire un fotone; passando ad un orbitale di energia minore, esso ne deve liberare una certa quantità, cioè deve emettere un fotone, che a sua volta verrà “raccolto” da un altro atomo.
Le nostre cellule e il DNA usano quindi i biofotoni per immagazzinare e comunicare informazioni.
Apparentemente i biofotoni sono usati dalle cellule di numerosi esseri viventi per comunicare il che facilita il trasferimento di energia e di informazioni in maniera significativamente più veloce rispetto alla diffusione chimica.
Secondo uno studio del 2010, “la comunicazione tra cellule attraverso biofotoni è stata dimostrata nelle piante, nei batteri, nei granulociti neutrofili e nelle cellule epatiche animali.”
I ricercatori sono stati in grado di dimostrare che “… simulazioni di differenti emanazioni di luce spettrale (infrarosso, rosso, giallo, blu, verde e giallo) ad una terminazione spinale o alla radice di un nervo motore ha comportato un importante incremento nell’attività biofotonica“. I ricercatori hanno interpretato le loro scoperte suggerendo che “le stimolazioni luminose possono generare biofotoni che determinano l’attraversano nelle fibre neuronali di segnali di comunicazione neuronale.”
Tecnicamente parlando un biofotone è una particella elementare o quanto di luce di origine non termica nello spettro visibile ed ultravioletto emesso da un sistema biologico. Essi sono generalmente ritenuti essere prodotti come risultato del metabolismo energetico all’interno delle nostre cellule o, più formalmente, come un “prodotto di reazioni biochimiche in cui molecole eccitate sono prodotte da processi bioenergetici che coinvolgono specie reattive all’ossigeno”.
Secondo le ricerche di Fritz Albert Popp, l’emissione di biofotoni da parte di esseri umani mostrava una caratteristica altamente inattesa, ovvero quella della coerenza (fotoni che vibrano in sintonia, in concordanza di fase e con la stessa frequenza). Tale coerenza è un fenomeno che si manifesta artificialmente nei laser ed era incredibile poterla osservare come risultato di un processo biologico. E andando avanti scoprì che le molecole all’interno delle cellule rispondono a determinate frequenze, che le radiazioni biofotoniche sono collegate allo stato di malattia o di salute di un organismo, che esse vengano utilizzate dalle cellule di un organismo vivente per una sorta di efficientissima comunicazione elettromagnetica inter-cellulare, che vengono anche scambiate tra organismi della stessa specie (dai batteri alle pulci d’acqua), che la molecola vivente che più di ogni altra è deputata alla ricezione ed alla trasmissione dei biofotoni è il DNA.
Infatti quando portiamo la nostra analisi al livello molecolare del nostro genoma, si può identificare nel DNA una fonte di emissione di biofotoni. Studi in proposito hanno suggerito che il DNA sia così dipendente dai biofotonida da avere proprietà simili ai laser ad eccimeri, rendendolo in grado di esistere stabilmente ad un livello lontano dall’equilibrio termico.
Dagli studi di Popp e non solo si evince che gli organismi in buona salute emettono bio-fotoni molto coerenti e gli organismi in cattiva salute emettono fotoni meno coerenti.
Quanto appena detto spiega chiaramente il funzionamento di un trattamento energetico.
L’Operatore Bioenergetico secondo il Metodo Cosmo, emette biofotoni con una determinata frequenza i quali vanno ad interagire con l’impianto intracellulare della persona bersaglio.
La zona dolante, bersaglio del trattamento, ha uno stato vibrazionale e quindi uno stato di passaggio di informazioni più veloce, rispetto a quando è sano, quindi con frequenza più basse.
Le frequenze dei biofotoni emesse dall’Operatore essendo più lente (l’Operatore è sia sano che con frequenze più lente della normalità delle persone perché grazie ha particolari tecniche è in grado di rallentare la sua frequenza vibrazionale), per il fenomeno della Coerenza porteranno le cellule della persona bersaglio ad rallentare la loro vibrazione ed a modificare quindi il loro stato.
Il rilascio di fotoni da parte dell’Operatore consentirà agli elettroni il cambio degli orbitali, nelle cellule bersaglio, a livelli inferiori, riducendone la perdita e la dispersione. Questo porterà una migliore circolazione dell’energia e un conseguente ritrovato benessere. La zona trattata progressivamente ridurrà l’emissione di calore segno dello stato disarmonico della zona (questo in linea generale).
Tale procedimento dovrebbe essere proseguito fino al ristabilimento della coerenza vibrazionale fra tutte le cellule dell’organismo bersaglio.
La durata del trattamento dipende dallo stato di incoerenza (gravità della malattia) e frequenza dei biofotoni emessi dall’Operatore.
Tale trattamento porta alla modificazione degli stati ormonali in virtù di modificazioni degli stati cerebrali con, ad esempio questi risultati frutto di un semplice trattamento energetico su di un soggetto.
Analisi a riposo e dopo un trattamento energetico con il Metodo Cosmo dello stato del Sistema Endocrino della persona.
Ad oggi le ricerche scientifiche hanno portato alla verifica sperimentale che i Biofotoni a bassa frequenza sono emessi quando lo stato cerebrale dell’Operatore tende allo stato Delta.
Il Metodo Cosmo è verificato come metodo bioenergetico con le necessarie caratteristiche per portare lo stato cerebrale della persona o dell’Operatore a lavorare in Onde Delta e quindi a emettere biofotoni a bassa frequenza .
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Co-Fondatore Metodo Cosmo
Dir. Scientifico I.B.I.
Presidente A.I.O.S.A.
Dott. Roberto Fabbroni
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