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Differenza tra Meditazione e Pratica Energetico-Meditativa

La Meditazione è un processo cognitivo guidato in cui c’è chi conduce e chi medita.

Tale processo cognitivo si avvale di quella che viene chiamata Immaginazione.

L’immaginazione è un processo psicofisiologico molto antico, molto più antico del pensiero. È una funzione dell’organismo umano di estrema importanza. Quando siamo in un’esperienza transpersonale non pensiamo ma Immaginiamo. L’immaginazione diviene quindi anche un potente strumento terapeutico. Ad esempio, tutto il processo psicoterapeutico è un processo che avviene a livello d’immaginazione. L’immaginazione non è fantasia. L’immaginazione è reale, non è vera ma è reale perché modifica le tensioni del nostro corpo. Reale è ciò che modifica.

Al significato di immagine si ricollegano infatti sia gli Archetipi che i Simboli.

Una parola o un’immagine è simbolica quando assume un valore che va al di là del suo significato ovvio e immediato; al di là delle sue caratteristiche che possiamo percepire attraverso i nostri sensi fisici o la nostra logica. È qualcosa che sta a rappresentare qualcos’altro.

Gli Archetipi, d’altra parte, sono quelle nozioni universali, primigenie e innate che ogni individuo possiede e conserva dentro di sé.

Nell’accezione junghiana del termine, sono immagini o concetti condivisi dall’umanità intera. Rappresentano o personificano condizioni istintive primitive, radicali, non coscienti. Gli archetipi, si servono dei simboli per veicolare il loro messaggio e presentarsi alla coscienza dell’uomo.

Questo per far presente l’importanza delle immagini.

Quindi attraverso una Meditazione svolgiamo il lavoro con l’Immaginazione che diviene un’occasione per creare uno spazio in cui dare forma ad un contenuto che viene dal profondo. È un processo che si chiama “contemplazione”[1].

Quindi con la Meditazione contemplativa ci affidiamo ad un modo diverso di accedere alla conoscenza: l’Immaginazione.

Esattamente: l’Immaginazione è lo strumento del “vedere”, il veicolo che ci accompagna fino al confine del possibile e ci permette di affacciarci sull’invisibile, che prende forma attraverso le immagini.
Tutto questo avviene silenziosamente, quando (e se) siamo capaci di stare nel Cuore, di creare una parentesi sul mondo che ci permette una diversa profondità di ascolto.

Perché solo stando nel “sentire del Cuore”, possiamo vedere le idee, la natura invisibile delle cose, quelle informazioni che sono ancora “solo energia” senza forma.

E qui, se sappiamo mantenerci “senza mentale”, senza il suo continuo giudicare o indirizzare (e quindi “dare una forma” – spesso predefinita – alle idee), allora possiamo riflettere.

Riflettere non è ragionare: è porsi come specchi vuoti in attesa che quell’Anima, quell’energia invisibile, prenda la forma che vuole avere, la sua, originaria, senza modificazioni date dai pre-giudizi o dalle forme aleatorie di compiacimento egoico che forziamo di vedere per dare sollievo al nostro ego ferito, in cerca di riscatto o altro.

Quindi, quando viene condotta una Meditazione come quella sulle paure, chi ascolta bisogna che si immagini tutto quello che il conduttore comunica e negli spazi di silenzio o di riflessione si rimane in ascolto di ciò che la nostra Anima o ancor più Dio Padre e Dio Madre vogliono che noi sperimentiamo e/o conosciamo.

Quindi quello che si vede bisogna che sia in linea con l’argomento della meditazione e sia quindi contestualizzato.

Ad esempio in generale, se si dice di vedere un mare in tempesta per poi gettarvisi, vedere tutta luce è mentale egoico, inquanto avendo paura di gettarsi nel mare in tempesta forziamo un’immagine salvifica.

In una meditazione come quella sulle paure chi non le percepisce, almeno una, rimane nel mentale ed evita di vivere la meditazione e il senso profondo che essa possiede. Vedere che le paure sono risolte è anch’esso un modo per evitare di affrontarle.

In una meditazione di questo tipo è necessario prima avere sensazioni fisiche di vario tipo, disarmoniche, tra cui anche dolori allo stomaco, poi nella fase conclusiva invece possiamo avere esperienze di benessere di vario tipo ma solo nel finale nella fase elaborativa e non certo all’inizio o a metà percorso.

Quindi in una meditazione guidata tutti debbono “vedere” o meglio immaginare ciò che viene condotto che è la linea guida per il processo elaborativo del soggetto della meditazione (in questo caso le paure). Poi, a seconda delle fasi, possono emergere dall’inconscio o dalla nostra Anima immagini aggiuntive, informazioni o altro, come elementi dell’elaborazione del processo trasformativo.

Una Pratica Energetico-Meditativa è un processo cognitivo-sensoriale che utilizza un approccio comunicativo tipo quello di una meditazione ma in questo caso l’immaginazione viene evitata.

Ciò che il conduttore comunica è un fatto e assolutamente va evitato di immaginarsi gli eventi che vengono comunicati. Si rimane in ascolto degli eventuali affetti che tale conduzione può provocare in noi e le sensazioni che percepiamo a livello fisico, umorale o visivo sono solo una conseguenza dell’apertura dei nostri canali energetici e Spirituali. Nulla va immaginato si accogli semplicemente ciò che arriva, come immagini, sensazioni fisiche o stati d’animo, senza giudizio.

Co-Fondatore Metodo Cosmo
Fondatore Metodo Summa Aurea

Dott. Roberto Fabbroni

[1] Atto del contemplare, del guardare con assorto e intenso interesse

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