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Jung e l’esperienza di Dio

Per Jung la società con i suoi formalismi era già la base dei conflitti interiori.

«Il nostro atteggiamento razionalistico ci porta a credere di poter operare meraviglie con organizzazioni internazionali, legislazioni e altri sistemi ben congegnati. Ma in realtà solo un cambiamento dell’atteggiamento individuale potrà portare con sé un rinnovamento dello spirito delle nazioni. Tutto comincia con l’individuo.» (Carl Gustav Jung[1])

Carl Jung era un sostenitore dei diritti individuali nella relazione tra individuo e società. Fu critico della visione dello Stato come un ente da cui gli individui devono, vedeva inoltre nello Stato un modo per sostituire Dio. Secondo Jung infatti la perdita dei valori religiosi della società occidentale, ha portato l’uomo alla formazione dei totalitarismi comunisti e nazifascisti, nonché ad un senso di nichilismo, materialismo e infelicità. Jung considerava la politica solo uno specchio dell’inconscio collettivo e dei relativi errori[2].

Quindi, La negazione di Dio è, per Jung, la negazione di fenomeni di evidenza quotidiana.  

Per Jung, l’esperienza di Dio è sempre presente. È l’esperienza più frequente dell’uomo, ma lungo l’intero sviluppo avvenuto nei secoli passati è divenuta l’esperienza più rara.

Ci sono persone che vanno in giro per il mondo e dicono che non hanno mai avuto un’esperienza di Dio: non hanno idea di che cosa sia. Ma è ciò che vi è di più semplice. Quando uscite dalla stanza e inciampate sulla soglia, dite «dannazione!», perché nella stanza c’era uno “spirito maligno” che vi ha fatto lo sgambetto per farvi cadere?

Si tratta dell’esperienza originaria di qualcosa che vi accade e che non volevate accadesse.
Il fato, il destino, vi attraversa la strada tutti i giorni.

In un caso siamo caduti inciampando sulla soglia, in un altro magari dalla sedia (o altri eventi indesiderati) e il fatto che siamo caduti su entrambe non ha per noi però alcuna importanza. 

È il modo in cui eliminiamo le cose. Eliminiamo costantemente dalla nostra vita l’esperienza di Dio, e così è ovvio che non facciamo mai esperienza di Dio; esperiamo solo determinati fatti minuti, privi di significato[3].

Non significano nulla perché non poniamo in essi alcun significato ma esse accadono e non dipendono da noi!

Allo stesso modo oggi certe persone presumono che l’inconscio non esista poiché “affermano che non esiste”. Si tratta di una cosa puerile, ovviamente, ma dato che le persone infantili sono ancora molte, questi giudizi infantili sono ripetuti spesso e persino creduti veri. Basta che siate in possesso di un barlume d’intelligenza, anche non eccelsa, e sapete che si tratta soltanto di una sciocchezza: non potete eliminare una cosa dichiarando che non esiste; il fenomeno esiste a dispetto di ciò che ne dite. Ora, quando si suppone che Dio non esista poiché, a quanto si afferma, sarebbe solo un’invenzione – il che è come presumere che l’inconscio non esista perché voi dite così –, poi capita una cosa assai singolare: e cioè qualcosa intralcia la vostra volontà. E che cosa potete dire? 

Non potete fingere che siate stati voi stessi a intralciare la vostra volontà; non lo avete fatto. Qualcos’altro le sbarra la strada….Dio!

Jung non era un religioso ma potremmo definirlo un empirico[4]. Leggendo nelle pieghe della sua magmatica scrittura appare come uno straordinario osservatore dei fatti che metteva sotto osservazione: sia che fossero fatti interni alla psiche o esterni ad essa e rappresentati nei simboli della umanità.

In una famosa intervista della BBC con John Freeman, fu chiesto a Jung se credeva in Dio.

La sua risposta, “Adesso lo so. Non ho bisogno di credere“.

Tale risposta suscitò molte domande e commenti, Jung proseguì dicendo che “non avrebbe mai potuto “credere” alcunchè sulla base dell’autorità e dell’insegnamento della tradizione”.

La sua era piuttosto una mente scientifica e aveva bisogno di conoscere le cose sulla base di fatti e di prove. Intendeva dire che “sapeva di Dio per esperienza personale”. Questo genere di “sapere”, tuttavia, è personale e “gnostico[5]”, e non è verificabile o confutabile scientificamente (anche se oggi vi sono tante prove a sostegno all’interno del Metodo Cosmo) ma va vissuto e quindi sperimentato.

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Co-Fondatore del Metodo Cosmo
Dott. Roberto Fabbroni

NOTA: Riportiamo qui la lettera di Jung a Westmann

Il Partito e lo Stato.

Per Heinz Westmann

Egregio signor Westmann, 12 luglio 1947

Grazie mille per la tua lettera e per le notizie sulla Conferenza sulla Questione Presente.

Il tema è davvero molto interessante: “Qual è il problema critico nelle relazioni umane oggi?”

Le relazioni umane odierne sono minacciate dai sistemi collettivi, a prescindere dal fatto che si trovano ancora, o si sono sempre trovate, in una condizione dubbia e insoddisfacente.

I sistemi collettivi, denominati “partito” o “Stato”, hanno un effetto distruttivo sulle relazioni umane.

E possono anche essere facilmente distrutti, perché gli individui si trovano ancora in uno stato di incoscienza che non riesce a far fronte alla straordinaria crescita e fusione delle masse.

Come sapete, lo scopo principale di tutti gli Stati totalitari è quello di minare le relazioni personali attraverso la paura e la sfiducia, il risultato è una massa atomizzata in cui la psiche umana è completamente soffocata.

Anche il rapporto tra genitori e figli, il più stretto e naturale di tutti, viene lacerato dallo Stato.

Tutte le grandi organizzazioni che perseguono esclusivamente obiettivi materialistici sono i promotori della mentalità di massa.

L’unica possibilità di fermare tutto questo è lo sviluppo della coscienza nel singolo individuo, che in tal modo viene reso immune dalle lusinghe delle organizzazioni collettive.

Solo questo mantiene viva la sua anima, perché la sua vita dipende dalle relazioni umane.

L’accento deve ricadere sulla personalizzazione consapevole e non sull’organizzazione statale.

Quest’ultima porta inevitabilmente alla rovina del totalitarismo.

In questo senso auguro alla vostra impresa ogni successo.

Ti scrivo questa lettera invece di porgerti un saluto speciale e lascio a te la scelta di farne l’uso che ritieni più opportuno.

Distinti saluti,

Cordiali saluti,

CG Jung, Lettere Vol. 1, Pagine 472.

[1] Tratto da L’inconscio (1918), p. 159; 1997)

[2] Lettera di Jung a Westmann

[3] https://www.gazzettafilosofica.net/2023-1/ottobre/jung-parla-di-dio/

[4] Fondato sui dati dell’esperienza immediata e della pratica

[5] Relativo alla conoscenza

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