Tratto dal libro “Il codice dell’anima” (di James Hillman)
Secondo Hillman è necessario riprendere un’idea antica: ciascuna persona viene al mondo perché è chiamata.
L’idea viene da Platone, dal Mito di Er che egli pone alla fine della sua opera più nota: la Repubblica.
Questa è in breve l’idea: la Teoria della Ghianda e la Redenzione della Psicologia.
La psicologia antica localizzava l’anima nella regione del cuore, dunque il nostro cuore custodisce l’immagine del nostro destino e ci chiama a esso. Per dipanare quell’immagine occorre tutta la vita. Se pure è percepita tutta in una volta, la si comprende solo lentamente. Sicché l’anima possiede un’immagine del proprio destino, che il tempo può rendere manifesta soltanto come «futuro». Che «futuro» sia dunque un altro nome per indicare il destino, e le nostre preoccupazioni circa «il futuro» fantasie del destino?
Assieme a tale immagine, destino, ci viene fornito un Daimon, unico per ciascuno.
Prima di fare il loro ingresso nella vita umana, però, le anime attraversano la pianura del Lete (oblio, dimenticanza), sicché al loro arrivo sulla terra tutto ciò che è accaduto –la scelta delle vite e la discesa dal grembo di Necessità –viene cancellato. È in questa condizione di tabula rasa che noi veniamo al mondo. Abbiamo dimenticato tutta la storia, anche se rimane con noi il modello ineludibile e necessario del nostro destino. È infatti in nostro compagno, il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui quindi il portatore del nostro destino.
Plotino, il più grande dei filosofi del neoplatonismo, così sintetizza il mito platonico: «Il fatto di venire al mondo, di entrare in questo corpo particolare, di nascere da questi genitori e nel tal luogo, e in generale ciò che chiamiamo le condizioni esteriori della nostra vita … tutti gli eventi formano una unità e sono per così dire intessuti assieme».
Ciascuna anima è guidata da un daimon a quel particolare corpo e luogo, a quei dati genitori e condizioni di vita, per la forza di Necessità; ma noi non abbiamo il minimo sentore di tutto questo, perché il suo ricordo è stato cancellato nella pianura dell’oblio.
Dal Mito di Er Hillman ci dice che dobbiamo prestare particolare attenzione all’infanzia, per cogliere i primi segni del daimon all’opera, del destino, per afferrare le sue intenzioni anziché bloccargli la strada.
Le altre conseguenze pratiche vengono da sé:
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Riconoscere la vocazione come un dato fondamentale dell’esistenza umana
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Allineare la nostra vita su di essa
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Trovare il buon senso di capire che gli accidenti della vita, compresi i mal di cuore e i contraccolpi naturali che la carne porta con sé, fanno parte del disegno dell’immagine, sono necessari a esso e contribuiscono a realizzarlo.