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Psicologia Transpersonale: nascita e sua evoluzione

Riprendiamo questo argomento già introdotto in un precedente articolo e conosciamo meglio i personaggi  che sono alla base di questo movimento psicologico e che ne hanno determinato il suo sviluppo.

Gli autori che prendo in considerazione, nel contesto in cui ci muoviamo, legato alla Teoria del Campo di Consapevolezza Unificato e al Metodo Cosmo e quindi ad una visione sistemica della realtà in cui Corpo, Mente e Anima-Spirito sono interconnessi sono: Carl Gustav Jung, Abraham Maslov, R. Assagioli, Ken Wilber e James Hillman.

Per Jung l‘anima è la dimensione psicofisica che unisce il corpo alla mente e al mondo esterno. Secondo la terminologia di Carl Gustav Jung, l’Anima è lo spazio in cui il Sé e l’Io si interconnettono. Il Sé rappresenta l’unità e la totalità della personalità nella sua parte conscia e in quella inconscia, e che si produce nella loro progressiva integrazione e l’Io, invece, è la parte cognitiva delle funzioni coscienti, che raccoglie gli stimoli esterni. L’Anima è quindi un complesso funzionale della psiche intesa come totalità, che si pone in funzione di mediazione tra gli altri processi della psiche stessa e la soggettività intenzionale.

Il termine “Anima”, a seconda del contesto in cui è utilizzato, può senza dubbio assumere sfumature di significato piuttosto eterogenee. Nella psicologia Junghiana indica ad esempio quell’archetipo dell’inconscio collettivo che esprime la totalità degli elementi psichici di natura femminile riscontrabili, in misura soggettivamente variabile, nella psiche maschile.

Di grande interesse per lo psicologo dell’anima è anche il lavoro di Abraham Maslow, esponente di spicco sia della Psicologia Umanistica che della Psicologia Transpersonale. Egli definì la psicologia Umanistica come la “terza forza” della psicologia (Maslow,1962), elemento che si inseriva come prospettiva alternativa alle due scuole preminenti fino ad allora, il modello comportamentista skinneriano (definito da Maslow “Prima Forza”) e la psicoanalisi freudiana (“Seconda Forza”) (Maslow, 1954).

Fin dal suo esordio nel corso degli anni ‘60, la Psicologia Umanistica sottolineava il valore finalistico dell’esistenza umana, con una attenzione particolare al senso e all’intenzionalità con cui l’essere umano sano la affronta. Maslow sottolineò in particolare il valore della tendenza umana all’autorealizzazione, da lui definita come “desiderio di divenire sempre più ciò che idiosincraticamente si è, di divenire tutto ciò che si è capaci di divenire” (Maslow, 1954).

L’essere umano avrebbe inoltre la capacità di sperimentare esperienze “culminanti” (“peak experiences”), che nel suo testo “Verso una psicologia dell’Essere” sono così descritte: “un episodio o un’improvvisa ondata, in cui tutte le potenzialità di una persona scorrono insieme in modo particolare, orientato all’obiettivo ed intensamente gratificante, nel quale la persona è più integrata e meno scissa, più aperta all’esperienza, maggiormente mossa dalla sua specifica natura o disposizione, più spontanea ed espressiva, più pienamente funzionante, più creativa, umoristica, ego-trascendente, meno dipendente dai suoi istinti più bassi, ecc. In questi momenti l’individuo diventa più pienamente sé stesso, più forte nella realizzazione delle sue capacità, più vicino all’essenza del suo essere, più pienamente umano…”(Maslow, 1962).

Notevole anche il fatto che la “terza forza” indicata da Maslow deve a suo avviso essere la porta di ingresso verso una “quarta forza”, ancora più elevata, trans-personale e incentrata sul cosmo anziché sull’individuo. Su queste basi, verso la fine degli anni ‘Sessanta, nacque la Psicologia Transpersonale, il cui fine era proprio il superamento di concetti come quelli di umanità, identità e autorealizzazione personale, ed il riorientamento verso una dimensione di trascendenza del Sé.

A queste due visioni si aggiunge quella di Assagioli che indica, da un certo punto di vista, “Sé” e “Anima” sono come uguali, ma non usa la parola anima perché questa può dare luogo a malintesi. Essa infatti viene usata in modi diversi e contrastanti. Oltre che per esprimere il concetto tradizionale di un’entità spirituale, il termine anima è talvolta usato in un senso diverso, più o meno come sinonimo di ego, personalità o coscienza.

Pertanto preferisce impiegare il termine Sé, contraddistinto da un “S” maiuscola. Mentre la parola ordinaria  è solitamente usata per riferirsi al sé personale di un individuo in relazione a concetti come auto-identità, auto-realizzazione.

Il Sé Superiore o Transpersonale di ciascuna persona si riferisce ad un altro livello più alto. Il Sè è al centro delle funzioni dell’inconscio superiore, come ispirazione artistica, intuizione etica, intuizione scientifica. Il Sé è il vero nucleo della persona, di cui generalmente la personalità non è consapevole a livello ordinario.

Il sé personale (che Assagioli chiamerà anche Io-regista o Io centrale) può essere considerato come un riflesso di questa realtà superiore. Il sé personale e le sue funzioni abituali (emozioni, mente, sensazione, ecc.) possono essere infusi con energie vitali provenienti dal proprio Sé Transpersonale. In parole semplici questo può avvenire in un’ispirazione artistica, in cui il sé personale riceve energia dal Sé transpersonale. Il Sè e l’Io centrale sono collegati da un ipotetico asse. Come attraverso un cordone ombelicale, vengono trasportati ossigeno e nutrienti dalla madre al feto, dall’anima all’Io.

La stella del Sé si trova parzialmente nell’ovoide dell’individuo e in parte al di fuori, indicando che il Sé individuale è in contatto con ciò che potrebbe essere chiamato il Sé Universale. Grandi mistici del passato potrebbero aver contattato il proprio Sé individuale ma anche quello universale (Assagioli, 1971).

Prendiamo ora in considerazione il pensiero di Wilber che è un pensiero che esprime la libera forza evolutiva in tutta la sua potenza trasformatrice. È un pensiero nuovo, ma allo stesso tempo profondamente ancorato nel passato, nelle culture pre-moderne e nella filosofia perenne.

La maggior parte delle linee evolutive, come è provato dalle ricerche e dalle evidenze accumulate nelle scienze cliniche, psicologiche e contemplative, si evolvono seguendo la successione dei livelli di sviluppo (cioè, nella Catena dell’Essere: corpo, vita, mente, anima, spirito), tuttavia l’insieme dello sviluppo dell’Io non procede in un modo specificamente sequenziale, semplicemente perché l’Io è una combinazione di queste varie linee che possono produrre configurazioni infinite. Quindi, sebbene le linee seguano una evoluzione per stadi, non si può dire lo stesso per l’insieme della crescita individuale che è molto più complessa.

L’introduzione delle linee evolutive insieme alla revisione e all’aggiornamento dei livelli o stadi, permette di integrare la Grande Catena dell’Essere delle tradizioni con gli sviluppi della psicologia e delle scienze cognitive. Questo è il senso del lavoro di Ken Wilber soprattutto nelle sue ultime opere (Psicologia Integrale, 1994). Wilber è anche un acuto osservatore e studioso del mondo moderno: cosa ha veramente caratterizzato l’epoca moderna che non esisteva nelle culture pre-moderne? Che cos’è la modernità? La maggior parte delle risposte che vengono date a questa domanda ha una connotazione negativa: la modernità è vista come la morte di Dio (o della Dea), la perdita del senso della vita e dei valori, il terrore esistenziale, il livellamento delle distinzioni qualitative e la sostituzione della qualità con la quantità, il capitalismo, l’industrializzazione e il materialismo sfrenato e volgare.

Uno degli elementi cardine della sua visione integrale è legato alla conoscenza delle verità esoteriche che riguardano la relazione che esiste tra l’anima umana e lo spirito divino. Ci sono tre grandi “segreti esoterici” (Wilber, 1994):

  • Il primo segreto esoterico che è già di per sé sufficiente a suscitare irritazione in molti ambienti moderni è questo: tu hai un’anima.

  • Il secondo segreto esotericonella parte più profonda della tua anima, tu sei, al di là del tempo e dello spazio, una sola cosa con lo Spirito (“Tu sei Quello”).

  • Il terzo segreto: non dirlo a nessuno se non vuoi essere crocefisso. Wilber aggiunge: “o piuttosto dillo solo a chi è in grado di gestire questa conoscenza che è la più sacra delle verità”.

Le grandi tradizioni esoteriche – dallo yoga kundalini al budhismo mahayana, il Vedanta, il sufismo – hanno sviluppato numerose pratiche tendenti a promuovere l’evoluzione individuale fino a che l’io entri in contatto con lo spirito, o meglio si dissolva nello Spirito e sia così liberato dalla “separatezza” e dalla mortalità. In gergo questo passaggio si chiama spiritualizzazione della materia. La psicologia di Wilber attualmente chiamata “Psicologia integrale” e la psicologia transpersonale fanno riferimento, nel loro nucleo centrale, ad un insieme di verità esoteriche il cui scopo è quello di integrare, appunto, le moderne tecniche psicoterapeutiche occidentali con le più antiche tecniche esoteriche delle grandi tradizioni sapienziali, fornendo un approccio terapeutico più ampio e completo che promuove la crescita ed evoluzione della coscienza sia individuale che collettiva.

Concludiamo questa anali sulla nascita ed evoluzione della Psicologia Transpersonale con l’allievo eretico e ribelle, James Hillman che ‘ri-vede’ completamente la psicologia junghiana dalle sue stesse fondamenta: se deve “curare”, essa non ha da occuparsi tanto delle nevrosi dei singoli quanto delle idee diffuse nella società postmoderna trasformandosi in quella “terapia della cultura”, quella “psicologia archetipica” di cui egli si fa promotore. In tal modo la psicologia del profondo va discostandosi definitivamente tanto dal modello medicalizzato quanto dal rapporto duale terapeuta-paziente e affronta la sfida del recupero alla coscienza di quelle “forme universali a priori” della psiche umana che giacciono nell’inconscio collettivo, di cui già Jung aveva trattato, reintroducendo nella psicologia moderna un’idea antica, e da cui l’uomo occidentale contemporaneo si è colpevolmente allontanato. La crisi interiore è una crisi creativa dell’Anima, che costantemente preme con le sue immagini sulla materia e sul corpo per essere vista e compresa, per farci seguire il suo telos, la sua direzione o se preferiamo il nostro “Destino”. È una crisi del significato di ciò che siamo e di ciò che facciamo, poiché è di questo che l’Anima ci nutre. Concentrandoci sulla vita esteriore, ovvero cercando la posizione, il matrimonio, la reputazione, il successo o il denaro, perdiamo di vista la vita interiore, là dove l’Anima ci spinge al nostro benessere con le sue immagini e i suoi significati. Le immagini sono archetipi, simboli dell’inconscio che racchiudono tutta una gamma di significati che costellano la nostra vita intrapsichica, la quale a sua volta agisce sul corpo e ci fa agire nella dimensione fisica del mondo. La nostra crisi è quindi anche una crisi del mondo stesso, perché usando le parole di Hillman, “ciò che è archetipico appartiene a tutta la cultura, a tutte le forme dell’attività umana”. Da qui il concetto di “anima mundi” come principio unificante e vitalizzante della complessità del cosmo, l’ininterrotta connessione atomica di tutto l’esistente, la oneness, l’unità che ha caratterizzato il pensiero sistemico ed ecologico. Tutto inizia quindi dal Sé che contiene i nostri talenti, le nostre vocazioni innate, il centro della nostra personalità, e l’Anima come archetipo è al Sé che tende a ritornare. Hillman spiega questo concetto rifacendosi al mito di Er narrato da Platone, secondo il quale alla nascita ogni Anima sceglie il suo corpo, ovvero una vita con un destino, e gli viene assegnato un Daemon che l’accompagna come guardiano, affinchè il destino prescelto trovi compimento nella vita. Il Daemon è la rappresentazione di una funzione psichica del nostro carattere, predisposta a richiamarci al nostro destino e alla nostra vocazione ogni qualvolta ce ne allontaniamo, ovvero quando perdiamo di vista la nostra Anima.

Nasciamo con un potenziale e risorse straordinarie, ma fin da piccoli subiamo condizionamenti, già dal grembo della mamma e nel nucleo familiare, successivamente nelle relazioni sociali e amorose. Maschere, meccanismi di difesa, perdite di energia, sono tutte distorsioni del Sé, dovute all’inattenzione ai bisogni dell’Anima e ai suoi transiti, che modificano anche il nostro rapporto con gli altri. La cura è tornare ad ascoltare la nostra scintilla, predisponendo ed aprendo la nostra anima all’incontro con il Sé e con le altre persone. Per farlo, le modalità sono diverse, possono passare attraverso la psicoanalisi, la meditazione, il silenzio e l’ascolto, la bellezza della natura, l’arte. Ognuno trova la sua, ma non basta seguire una moda o il consiglio di un altro, bisogna ascoltare la propria Anima e andare contro le proprie paure. Si può “fare anima”, come dice Hillman, ovvero trasformare qualsiasi evento in esperienza, dove l’oggetto dell’esperire non deve essere visto come sembra, bensì l’immagine che rappresenta, il suo significato. Ciò che conta per l’Anima, e che è in grado di curarla, è l’immaginazione a cui portano le varie azioni ed esperienze, grazie al loro significato. Ciò che ci farà stare bene non è il cambiamento della pratica o dell’oggetto, ma del significato di noi stessi e degli eventi della nostra vita (Hillman, 1996).

“L’anima […] non è un’entità misurabile, non è una sostanza e non è una forza […] Non ha nulla di corporeo […] e dunque la natura del daimon e il codice dell’anima non possono essere compresi con mezzi fisici, ma solo con un pensiero indagatore, un sentimento aperto al sacro, un’intuizione evocativa e un’immaginazione ardita (J. Hillman, Il codice dell’anima, cit., p. 352)”.

Per concludere la visione di Hillman sull’Anima e il suo ruolo parliamo di ciò che lui definisce la “superstizione parentale”: quanto è incisiva l’influenza dei genitori sullo sviluppo del bambino?

Anche qui, il paradigma tradizionale viene completamente sovvertito. Nascere in un determinato contesto e con quei particolari genitori, non è frutto del caso.

Il daimon sceglie in anticipo la situazione che meglio permetterà l’esplicarsi della propria vocazione. A volte vivere situazioni difficili o addirittura traumatizzanti può essere fondamentale per comprendere la nostra vocazione, poiché potrebbe essere l’unico modo possibile affinchè la nostra unicità si riveli. Il lavoro del terapeuta, inteso in questa prospettiva, sarà quindi non più la ricerca del trauma infantile da rievocare ed esorcizzare, ma la scoperta tramite l’analisi di quella che è la nostra vocazione, per assecondarla e realizzarla.

Un argomento su cui punta molto l’attenzione Hillman è la Teoria della Ghianda che afferma: “Tutti siamo venuti al mondo con un’immagine che ci definisce. “Una vocazione può essere rimandata, elusa, a tratti perduta di vista. Oppure può possederci totalmente. Non importa: alla fine verrà fuori. Il daimon non ci abbandona.”

Per tornare alla teoria della ghianda (“la nostra vera biografia – il destino iscritto nella ghianda”) Hillman afferma nel Codice dell’anima, – a proposito della fallacia delle teorie psicologiche in voga – che: “Per scoprire l’immagine innata dobbiamo accantonare gli schemi psicologi generalmente usati – e per lo più usurati. Essi non rivelano abbastanza.” E ancora: «I guasti non ci vengono tanto dai traumi infantili, bensì dalla modalità traumatica con cui ricordiamo l’infanzia. (…) È possibile, invece, che la nostra vita non sia determinata tanto dalla nostra infanzia, quanto dal modo in cui abbiamo imparata a immaginarla.» Questa è la redenzione della psicologia cui allude Hillmann nel testo che infatti scrive: “Voglio che la psicologia ponga le sue basi nell’immaginazione delle persone, anziché farle oggetto di calcoli statistici e di classificazioni diagnostiche.”

Per Hillman ciascuna persona è portatrice di un’unicità che chiede di essere vissuta che è già presente prima di poter essere vissuta.

Questi ed altri temi correlati saranno argomenti del

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Co-Fondatore del Metodo Cosmo
Dott. Roberto Fabbroni

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